Basta una semplice scala di Do ben fatta per conoscere la valentìa del suonatore.

Giovanni Bottesini


Trotta trotta

 

Dal termine popolare toscano filastroccola, la filastrocca è una canzonetta cadenzata, solitamente in metri brevi, con rime facili e ritmo veloce, destinata ai bambini. Nel vasto repertorio delle filastrocche popolari italiane si possono distinguere le filastrocche educative, le filastrocche per il gioco e le ninne nanne. Trotta trottaè una filastrocca educativa.

 

 

          Do

Trotta trotta cavallino,

Porta a spasso il mio bambino,

Come il vento fallo andare

            Sol7

Ma non farlo spaventare.

            Do

Fallo andar come un ciclone,

Senza fare un ruzzolone.

Passa il fiume e la collina,

       Sol7         Do

Corri tutta la mattina,

      Sol7

Corri fino a mezzodì,

                                 Do

Poi per pranzo torna qui.

 

Trotta trotta cavallino,

Porta a spasso il mio bambino,

Come il vento fallo andare

Ma non farlo spaventare.

Fallo andar come un ciclone,

Senza fare un ruzzolone.

Passa il fiume e la collina,

Corri tutta la mattina,

Corri fino a mezzodì,

Poi per pranzo torna qui.

Le campane di San Simon

Le filastrocche educative accompagnano il bambino nel corso del suo sviluppo fisico-intellettivo, ne educano i sensi e le capacità intuitive, costituendo un inesauribile patrimonio didattico popolare. Le campane di San Simon appartiene al genere delle filastrocche educative ispirate al suono delle campane.

 

Do

Din don campanon,

Le campane di San Simon,

Le suonavan tanto forte,

Demolivano le porte

Fa

E le porte eran di ferro,

Volta la carta c'è un cappello.

Do

Il cappello è pien di pane,

Volta la carta c'è un bel cane.

Sol7

Questo can ti morde un dito,

Fa                            Do Sol7

Volta la carta è finito.

 

Din don campanon,

Le campane di San Simon,

Le suonavan tanto forte,

Demolivano le porte

E le porte eran di ferro,

Volta la carta c'è un cappello.

Il cappello è pien di pane,

Volta la carta c'è un bel cane.

Questo can ti morde un dito,

Volta la carta è finito.

Stella stellina

 

La ninna nanna, come la nostra Stella stellina, è una cantilena utilizzata dalle mamme di tutto il mondo per addormentare i loro figlioli. Con testo solitamente breve, ritmo lento e cadenzato che riproduce il monotono e dolce movimento delle braccia della mamma che cullano il bambino, le ninne nanne costituiscono un repertorio popolare di ispirazione prettamente femminile.

Do

Stella stellina…

La notte si avvicina,

La fiamma traballa,

La mucca è nella stalla,

La mucca e il vitello,

La pecora e l'agnello,

La chioccia e i suoi pulcini,

Ognuno ha i suoi bambini,

                             Sol7

Ognuno ha la sua mamma,

                   Do

E tutti fan la nanna.

 

Stella stellina…

La notte si avvicina,

La fiamma traballa,

La mucca è nella stalla,

La mucca e il vitello,

La pecora e l'agnello,

La chioccia e i suoi pulcini,

Ognuno ha i suoi bambini,

Ognuno ha la sua mamma,

E tutti fan la nanna.

Volta la carta

Contenente tracce di antichi testi tramandati e liberamente interpretati, Volta la carta veniva intonata dai bambini che, impegnati in giochi a cavallo tra realtà e finzione, imitavano gli adulti partiti per la guerra.

 

    Do

Il villano che zappa la terra,

            Lam

Volta la carta e si vede la guerra.

         Fa                       Sol

E la guerra co’ tanti soldati,

            Do                          

Volta la carta e si vede gli ammalati.

 

Gli ammalati co’ tanto dolore,

Volta la carta e si vede il dottore.

Il dottore che fa le ricette,

Volta la carta e si vede la gente.

 

E la gente che va per la via,

Volta la carta e si vede Lucia.

E Lucia che fila il lino,

Volta la carta e si vede Arlecchino.

 

Arlecchino che salta e che balla,

Volta la carta e si vede una farfalla.

La farfalla che vola sui fiori,

Volta la carta e si vede i signori.

 

I signori che vanno a passeggio,

Volta la carta e si vede un galletto.

Il galletto che fa: “Chicchirichì!”,

Volta la carta l’è bela finì.

Storia dell’uomo intento

È una di quelle classiche storie senza fine che durante i lunghi inverni allietati dai filò gli adulti raccontavano per scherzo ai loro bambini desiderosi di ascoltare storie sempre nuove di mistero, allegria o paura.

 

“Mi racconti una storia?”

“Va bene. Ti racconto la storia dell’uomo intento.”

 

Fa                               Do7     Fa

Questa è la storia dell’uomo intento,

                                         Do7      Fa

Che dura tanto tempo e che non si sbriga.

                                       Do7  Fa

Vuoi che te la conti o che te la dica?

 

“Mi racconti una storia?”

“Va bene. Adesso te la dico piano.”

Questa è la storia dell’uomo intento,

che dura tanto tempo e che non si sbriga.

Vuoi che te la conti o che te la dica?

 

“Mi racconti una storia?”

“Va bene. Adesso te la dico forte.”

Questa è la storia dell’uomo intento,

Che dura tanto tempo e che non si sbriga.

Vuoi che te la conti o che te la dica?

 

“Mi racconti una storia?”

“Va bene. Adesso te la dico lentamente.”

Questa è la storia dell’uomo intento,

Che dura tanto tempo e che non si sbriga.

Vuoi che te la conti o che te la dica?

 

“Mi racconti una storia?”

“Va bene. Adesso te la dico velocemente.”

Questa è la storia dell’uomo intento,

Che dura tanto tempo e che non si sbriga.

Vuoi che te la conti o che te la dica?

 

“Uffa!”

Maria Giulia

Filastrocca per il gioco in cui il ritmo e la parola si legano e creano il movimento coordinato, Maria Giulia veniva intonata con continui cambi di testo nel momento in cui i bambini dovevano presentarsi e socializzare con i compagni di gioco.

 

Sol7        Do         Sol7          Do

Oh Maria Giulia, di dove sei venuta!

Sol7         Do   Sol7                    Do

Oh Maria Giulia, alza gli occhi al cielo!

Sol7         Do    Sol7   Do

Oh Maria Giulia, fai un salto!

Sol7         Do    Sol7       Do

Oh Maria Giulia, fanne un altro!

Sol7         Do   Sol7       Do

Oh Maria Giulia, fai la riverenza!

Sol7         Do   Sol7        Do

Oh Maria Giulia, fai la penitenza!

Sol7         Do   Sol7              Do

Oh Maria Giulia, levati il cappellino!

Sol7      Do        Sol7          Do

Dai un bacino a chi ti pare a te!

 

Cara Valentina, di dove sei venuta!

Cara Valentina, alza gli occhi al cielo!

Cara Valentina, fai un salto!

Cara Valentina, fanne un altro!

Cara Valentina, fai la riverenza!

Cara Valentina, fai la penitenza!

Cara Valentina, levati il cappellino!

Dai un bacino a chi ti pare a te!

Oh che bel castello!

Tra le più celebri ed eseguite filastrocche popolari italiane, è conosciuta dai bambini di tutte le regioni. Solitamente veniva cantata in forma di dialogo tra bambine e bambini che si sfidavano scherzosamente nei giochi.

 

            Do                             Sol7         Do

Oh che bel castello, marcondirondirondello!

            Do                             Sol7         Do

Oh che bel castello, marcondirondirondà!

 

Il mio è ancor più bello, marcondirondirondello,

Il mio è ancor più bello, marcondirondirondà.

 

Noi lo ruberemo, marcondirondirondello,

Noi lo ruberemo, marcondirondirondà.

 

Noi lo difenderemo, marcondirondirondello,

Noi lo difenderemo, marcondirondirondà.

 

Noi lo bruceremo, marcondirondirondello,

Noi lo bruceremo, marcondirondirondà.

 

Noi lo spegneremo, marcondirondirondello,

Noi lo spegneremo, marcondirondirondà.

La bella caprettina

Ricordiamo che un tempo i bambini vivevano in stretto contatto con la natura e gli animali, entrambi legati alla cultura orale contadina da un legame indissolubile. Numerose sono infatti le filastrocche che contengono i suoni degli elementi naturali (acqua, piante, erba ecc.) e degli animali. La bella caprettina rievoca scherzosamente i versi di alcuni animaletti.

 

 

Do                        Sol7          Do

Ecco che passa la bella caprettina.

Do                     Sol7 Do

Mentre cammina fa: “Beee!”

 

Ecco che passa la bella gallinella.

Mentre cammina fa: “Coccodè!”

 

Ecco che passa la bella vitellina.

Mentre cammina fa: “Muuu!”

 

Ecco che passa la bella maialina.

Mentre cammina fa: “Sgrunf!”

Madama Dorè

Questa famosa filastrocca popolare italiana è presente in tutta la tradizione orale delle nostre regioni. Solitamente viene eseguita in forma di dialogo tra un solista e il coro.

 

Madama Dorè:

Fa                    Do                     Fa

Oh quante belle figlie, Madama Dorè,

                        Do Fa

Oh quante belle figlie!

 

Madama Dorè:

Son belle e me le tengo, Madama Dorè,

Son belle e me le tengo.

 

Chi è fuori dal cerchio:

Il re ne comanda una, Madama Dorè,

Il re ne comanda una.

 

Madama Dorè:

Che cosa ne vuol fare? Madama Dorè,

Che cosa ne vuol fare?

 

Chi è fuori dal cerchio:

La vuole maritare, Madama Dorè,

La vuole maritare.

 

Madama Dorè:

Con chi la mariterebbe? Madama Dorè,

Con chi la mariterebbe?

 

Chi è fuori dal cerchio:

Col Principe dei fiori, Madama Dorè,

Col Principe dei fiori.

 

Madama Dorè:

Entrate nel mio castello, Madama Dorè,

Entrate nel mio castello.

 

Chi è fuori dal cerchio:

Le porte sono chiuse, Madama Dorè,

Le porte sono chiuse.

 

Madama Dorè:

E noi le apriremo, Madama Dorè,

E noi le apriremo.

 

Chi è fuori dal cerchio:

Scegliete la più bella, Madama Dorè,

Scegliete la più bella.

 

Madama Dorè:

La più bella l’ho già scelta, Madama Dorè,

La più bella l’ho già scelta.

Una cocca nera

Per insegnare al bambino la scansione temporale cioè la distinzione tra ciò che viene prima da ciò che viene dopo, venivano anticamente utilizzati una serie di canti educativi di cui fa parte anche questa filastrocca.

 

Fa                             Do        Fa

C’è una cocca nera? No, no, no!

Fa                                    Do               Fa

Tre volte vado in giro, tre volte non la trovo.

Fa                                 Do                Fa

Tu sei bella, tu sei bella, tu sei la più bella.

 

C’è una cocca nera? No, no, no!

Tre volte vado in giro, tre volte non la trovo.

Tu sei bella, tu sei bella, tu sei la più bella.

 

C’è una cocca nera? Sì, sì, sì!

Tre volte vado in giro, tre volte l’ho trovata.

Tu sei bella, tu sei bella, Anna è la più bella.

La bella lavanderina

Semplice e dolce filastrocca per il gioco, veniva cantata dai bambini che imitavano gesti e movimenti delle donne alle prese con la pulizia dei panni alle fontane.

 

    Do               Lam        Rem         Sol7

La bella lavanderina che lava i fazzoletti

Do      Lam    Rem   Sol7

Per i poveretti della città.

Do     Lam  Rem      Sol7

Fai un salto, fanne un altro,

Do         Lam Rem              Sol7

Fai la giravolta, falla un’altra volta.

Do          Lam Rem       Sol7

Guarda in su, guarda in giù,

DoSol7Do     Do Sol7Do

Dai un bacio a chi vuoi tu.

 

La bella lavanderina che lava i fazzoletti

Per i poveretti della città.

Fai un salto, fanne un altro,

Fai la giravolta, falla un’altra volta.

Guarda in su, guarda in giù,

Dai un bacio a chi vuoi tu.

I nanetti

Questo canto dell’infanzia è stato raccolto nella provincia di Verona da una maestra che ha registrato e catalogato numerose filastrocche educative e per il gioco.

 

 

     Fa                          Do             Fa

Lassù sulla montagna pum, pum, pum!

                    Do                       Fa    Do             Fa

Lavorano i nanetti pum, pum, pum! Pum, pum, pum!

 

Lassù sulla montagna gnam, gnam, gnam!

Mangiano i nanetti gnam, gnam, gnam! Gnam, gnam, gnam!

 

Lassù sulla montagna glu, glu, glu!

Bevono i nanetti glu, glu, glu! Glu, glu, glu!

 

Fa                                 Do                              Fa

Lassù sulla montagna… schhhhhhhhh! Dormono i nanetti…

E alle cinque della mattina: “Chicchirichì!”

     Fa                        Do       Fa

Si svegliano i nanetti ye, ye, ye!

   Fa                     Do              Fa

Lavorano i nanetti pum, pum, pum!

 Fa                          Do                  Fa

Mangiano i nanetti gnam, gnam, gnam!

Fa                      Do          Fa

Bevono i nanetti glu, glu, glu!

Fa                             Do            Fa      Do             Fa

E arriva Biancaneve ciao, ciao, ciao! Ciao, ciao, ciao!

Rosina va al mercà

È un canto cumulativo veneto. Il canto cumulativo, presente in tutti i continenti, ha in sé oltre all’essenziale elemento giocoso anche un importante valore educativo. La ripetizione della parola o di un gruppo sempre più folto di parole permette di esercitare la memoria come in un antico rituale purtroppo andato perduto.

       

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

  Fa                 Do

E venne il dì di lune:

                 Do                     Fa

Si va al mercà a comprar la fune.

Lune la fune… e via me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

E venne il dì di marte:

Si va al mercà a comprar le scarpe.

Lune la fune, marte le scarpe… e via me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

E venne il dì di mercole:

Si va al mercà a comprar le nespole.

Lune la fune, marte le scarpe, mercole le nespole… e via me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

E venne il dì di giove:

Si va al mercà a comprar le ove.

Lune la fune, marte le scarpe, mercole le nespole, giove le ove… e via me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

E venne il dì di venere:

Si va al mercà a comprar la cenere.

Lune la fune, marte le scarpe, mercole le nespole, giove le ove, venere la cenere ... e via                                                                                                        [me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

E venne il dì di sabato:

Si va al mercà a comprar il soprabito.

Lune la fune, marte le scarpe, mercole le nespole, giove le ove, venere la cenere, sabato il                                                                                  [soprabito… e via me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

E venne il dì di festa:

si va al mercà a comprar la vesta.

Lune la fune, marte le scarpe, mercole le nespole, giove le ove, venere la cenere, sabato il                                                              [soprabito, festa la vesta… e via me ne andrò.

Rosina bella la va al mercà.

Rosina cara con trallalalalalà.

 

Tre sorelle

È un canto popolare del Nord Italia che attraverso l’accostamento del ritmo con la parola crea un movimento. Le bambine cantavano questo motivo imitando i grandi in quei giochi di simulazione e di imitazione così importanti per la formazione dell’esperienza dei ruoli.

 

Do                Fa       Do

Le tre sorelle da maritare,

  Sol7             Do          Sol7          Do

Gisella la più bella si mise a navigare.

 

Mentre navigava l’anello cadde giù.

Alzando gli occhi al cielo vide un pescator.

 

“Pescator dell’onda, pesca un po’ più in qua,

Che l’anellino m’è caduto in mar!”

 

“Se te lo ripesco, cosa mi darai?”

“Un sacco d’oro che non hai visto mai.”

 

“No, non lo voglio no, no, no, no, no, voglio soltanto un bacin d’amor.”

“No, non lo voglio no, no, no, no, no, voglio soltanto un bacin d’amor.”